Il leader del M5S dà la sua lezione alla scuola di formazione politica del Movimento a Palermo.
Giuseppe Conte conclude il suo tour palermitano con una lezione contro la mafia. “Il Movimento cinque stelle è nato “per fare la guerra alla mafia”. E la farà con la “forza del diritto, il rigore dell’etica pubblica e l’intransigenza morale”.
Fermo sulla sua contrarietà alla mafia, uno dei valori cardine del Movimento, il leader pentastellato a Palermo traccia il suo programma antimafia e dichiara di essere disposto ad uscire dal governo “se fossimo costretti a compromessi che non accettiamo”.
Conte contro il rapporto mafia e politica
L’ex premier ha tenuto una lezione su mafia e politica dopo aver incontrato imprenditori e candidati e aver girato la città tra i quartieri popolari accolto con un bagno di folla. Conclude così il suo tour di successo in Sicilia alla vigilia delle amministrative. Conte, infatti, ne approfitta per fare campagna elettorale e coglie la palla al balzo per citare le polemiche sulle elezioni comunali relative al candidato del centrodestra Lagalla.
Il candidato è appoggiato da Marcello Dell’Utri a Totò Cuffaro entrambi condannati per relazioni con la mafia: il primo per concorso esterno in associazione mafiosa e l’altro per aver fornito esponenti di Cosa Nostra. “A Palermo si sta consumando un passaggio importante: nel centrodestra si stanno concentrando le presenze di protagonisti del vecchio sistema clientelare. Bisogna quindi evitare il ritorno al passato” ha sottolineato Conte. Un riferimento anche al trentennale dalle stragi e assicura che “si batterà sempre per la verità e la giustizia e perché sulle bombe vengano chiarite anche le responsabilità dei livelli più alti”
Il Rdc è “presidio di legalità”
All’incontro di formazione sono intervenuti anche l’ex procuratore generale di Palermo Scarpinato, e il presidente del Centro di documentazione ‘Giuseppe Impastato’, Santino. Qui, Conte ha ribadito che sul rapporto tra mafia e politica non si può “rischiare una involuzione”. E inneggia così al suo Movimento e alle battaglie che ha condotto – quando non era ancora suo – “con la forza del diritto” riferendosi alle misure contro il voto di scambio politico-mafioso e la legge ‘spazzacorrotti’.
Ma la lotta del M5S alla mafia non finisce qui: “Ora stiamo lavorando sulla gestione dei beni confiscati e sui testimoni di giustizia. Siamo anche contrari all’idea che si possa abbandonare il presidio dell’ergastolo ostativo”. Tra queste misure pentastellate contro la mafia, Conte ha indicato anche il reddito di cittadinanza chiamandolo un “presidio di legalità” perché ha indebolito “le suggestioni del malaffare”.